di Chiara Catapano – Ricercatrice in Diritti Umani e Studi Europei.
Lo sviluppo rurale è un tema cruciale per l’economia italiana, e nel contesto di questo sviluppo, il ruolo delle donne riveste un’importanza sempre maggiore. L’agricoltura italiana sta vivendo un processo di crescente femminilizzazione, soprattutto nell’imprenditoria agricola. Questo fenomeno non è unico all’Italia, ma si osserva in misura più accentuata nel nostro paese. Tuttavia, nonostante la presenza sempre più numerosa di donne nel settore agricolo, si registra ancora una sostanziale assenza delle donne nelle politiche e nei processi decisionali relativi allo sviluppo rurale e agricolo.
Nonostante il principio del mainstreaming di genere promosso dall’Unione Europea, che si basa sull’idea che le politiche e le azioni di adattamento sociale debbano mirare al miglioramento della vita sia degli uomini che delle donne, questo approccio non è ancora pienamente integrato nei processi decisionali che riguardano le politiche agricole. Le donne continuano ad affrontare disuguaglianze nella distribuzione del potere e nelle opportunità di partecipazione alle decisioni che riguardano il settore agricolo.
Oltre a queste difficoltà, i principali ostacoli che le donne delle zone rurali in Italia devono affrontare riguardano l’accesso all’istruzione e alle opportunità lavorative; una maggiore segregazione occupazionale, lavorando principalmente in settori tradizionali come l’agricoltura o i servizi domestici; l’isolamento sociale e la mancanza di servizi, con conseguenze negative per il loro benessere generale. Da un lato, quindi, la mancanza di opportunità di lavoro qualificato può ostacolare il loro sviluppo professionale e la loro indipendenza economica, dall’altro, le donne che vivono nelle zone rurali possono sperimentare un senso di isolamento sociale a causa della scarsità di servizi e infrastrutture nelle loro comunità. L’accesso limitato a servizi come trasporti pubblici, strutture sanitarie, asili nido e centri culturali può rendere difficile per le donne partecipare attivamente alla vita sociale e culturale. Molte non hanno accesso a formazione professionale, credito o assistenza tecnica, e spesso sono escluse dai circuiti di mercato e dalle reti di cooperazione. Le donne agricoltrici si trovano spesso in condizioni di lavoro precario e sono soggette a discriminazioni salariali e di genere.
Come spesso accade, oltre alle sfide, negli ultimi anni sono emerse anche nuove opportunità per le donne nel contesto dello sviluppo rurale. La diversificazione delle attività agricole, la valorizzazione dei prodotti locali, il turismo rurale e l’agriturismo sono solo alcune delle possibilità che possono offrire nuove prospettive di lavoro e di reddito per le donne. Inoltre, la crescente domanda di prodotti alimentari sani, sostenibili e di qualità offre spazi di mercato in cui le donne possono distinguersi. Le donne nelle zone rurali italiane hanno dimostrato in questo senso una grande capacità di adattamento e un forte spirito imprenditoriale, assumendo sempre più ruoli di leadership e avviando attività imprenditoriali nel settore agricolo. Queste donne sono esempi di empowerment e innovazione che contribuiscono allo sviluppo sostenibile delle comunità rurali.
Le iniziative del governo italiano di promuovere l’imprenditorialità femminile attraverso l’accesso al credito agevolato e la formazione professionale hanno rappresentato un passo importante verso il sostegno e l’empowerment delle donne che abitano le zone rurali. Inoltre, organizzazioni non governative e associazioni locali svolgono un ruolo chiave nel fornire supporto e mentorship alle donne che desiderano avviare attività imprenditoriali o accedere a formazione professionale. L’insieme delle iniziative pubbliche e private hanno fatto si che se agli inizi degli anni 2000, le donne coinvolte nell’agricoltura italiana (oltre 2,1 milioni) era impiegata come lavoratrici familiari non retribuite, svolgendo attività come la cura degli animali, la coltivazione dei campi e la produzione di prodotti alimentari, negli ultimi anni si è registrato un aumento del numero di donne che ricoprono ruoli di imprenditoria agricola, gestendo direttamente le aziende agricole e assumendo ruoli decisionali.
In conclusione, la situazione delle donne nelle zone rurali in Italia rappresenta una sfida complessa, ma offre anche opportunità significative per promuovere l’uguaglianza di genere e lo sviluppo sostenibile. È fondamentale che le politiche pubbliche e gli investimenti si concentrino sulla creazione di opportunità educative, sul miglioramento dell’accesso ai servizi e sul supporto all’imprenditorialità femminile nelle comunità rurali. In questa direzione si muove anche il progetto “ABLE – A Better LifE”, che attraverso un metodo di lavoro innovativo, costituito da un curriculum formativo e una piattaforma online, si pone l’obiettivo di sviluppare le competenze e la crescita personale delle donne che vivono e lavorano nelle aree rurali, di promuovere la diversità, far progredire il consenso e rafforzare la voce collettiva delle donne a livello locale ed europeo. La formazione rappresenta così il tassello essenziale al fine di aumentare il grado di inclusione socio-economica e lo sviluppo personale di queste donne. L’empowerment delle donne nelle zone rurali non solo contribuirà a migliorare le loro condizioni di vita, ma giocherà anche un ruolo chiave nel promuovere lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale nel paese nel suo complesso. La promozione dell’uguaglianza di genere e il riconoscimento del ruolo fondamentale delle donne nelle zone rurali rappresentano passi importanti verso una società più equa e inclusiva.